Argumenti
Da anni la Svizzera intrattiene ottimi rapporti con l’Unione europea ed è consapevole della propria posizione geografica e della propria valenza in Europa. Proprio per questo la Svizzera aspira alla creazione di una solida rete con l’Europa e con il mondo in ambito di economia, politica, formazione, scienza, società e cultura. I rapporti con la UE sono ottimali. Ciononostante, la UE ora spinge la Svizzera a stringere un accordo istituzionale che la avvicini maggiormente a sé. A nostro avviso questo passo è eccessivo e non è in linea con la nostra concezione di stato federale e fondato sulla democrazia diretta. L’accordo quadro nella forma attuale è una scelta sbagliata per la Svizzera. Con gli accordi bilaterali I e II e con l’accordo di libero scambio del 1972 disponiamo di un pacchetto su misura di trattati con la UE.
Per il nostro Paese il contratto quadro rappresenterebbe di fatto il primo passo verso l’UE, con molti obblighi e senza diritto di parola. Quindi questo accordo così com’è non va assolutamente firmato.

L’Europa è importante per noi. Abbiamo bisogno di un accordo commerciale, ma non di questo accordo quadro.

Una buona collaborazione con i nostri vicini è necessaria e auspicabile. Però abbiamo bisogno di una bussola che ci indichi la strada senza perdere la nostra libertà di autodeterminazione. Sono lieto di dare il mio contributo in proposito.

Abbiamo bisogno di un accordo commerciale equilibrato perché l’Europa è importante, anche per noi, ma questo accordo quadro non soddisfa i prerequisiti.

Domande critiche sull’accordo istituzionale
La Svizzera è uno Stato federale. Ciò significa che: il potere è suddiviso tra Federazione, Cantoni e Comuni, ciascuno dei quali ha compiti e competenze specifici. La costituzione federale sancisce in maniera vincolante i compiti che Federazione e Cantoni sono tenuti a svolgere. I Cantoni, a loro volta, stabiliscono le competenze assegnate ai Comuni presenti sul proprio territorio. Qualora il diritto della UE assuma una valenza maggiore rispetto al diritto interno, minerebbe il nostro Stato e minaccerebbe in maniera essenziale il nostro sistema politico perfettamente funzionante.
Altri aiuti di Stato che possono essere soggetti al vaglio della UE sono ad esempio le promozioni commerciali di determinati prodotti. I generi alimentari svizzeri ottemperano a standard ambientali, di benessere animale e sociali più elevati rispetto alla UE. Questo ha un prezzo. La Federazione sostiene frutta, verdure, carne e prodotti caseari locali con la cosiddetta promozione commerciale, che tramite la sensibilizzazione nei confronti degli elevati standard produttivi intende conseguire la predilezione per i prodotti svizzeri e l’accettazione delle differenze di prezzo.
Un ulteriore esempio è relativo all’ambito della promozione turistica: numerose aziende turistiche in Svizzera sono di proprietà statale (Comuni). La promozione delle aree turistiche potrebbe essere interpretata come un aiuto di stato che distorce il mercato e, in futuro, potrebbe essere messa sotto pressione da parte della UE.
Potrebbero essere messi sotto pressione anche i programmi di sviluppo regionali, le politiche di promozione locali e le pratiche fiscali cantonali per le imprese, nella misura in cui la UE li consideri «dumping locale» e, quindi, rilevanti sotto il profilo delle politiche in materia di concorrenza e mercato interno.
Die EU will mittels InstA der Schweiz eine Super-Guillotineklausel aufdrücken, um nach Belieben Änderungen am InstA und seinem Geltungsbereich vornehmen zu können. Deutlich wird dies mit den Artikeln 21 und 22: Falls es zu Situationen kommt, die nicht der Brüsseler Lesart entsprechen, sieht das InstA eine Revisionsklausel (Art. 21) vor. Akzeptiert die Schweiz die «Vorschläge» zur Anpassung des InstA nicht, kann die EU mit Art. 22 drohen – also die Kündigung des InstA und damit das Ausserkrafttreten sämtlicher Abkommen, die sich auf das Rahmenabkommen beziehen. Dieses Konstrukt kommt einer Erpressung gleich ganz nach dem Motto: Vogel friss oder stirb. Wenn die Schweiz nicht pariert, sorgt die EU dafür, dass wir mit abgesägten Hosen dastehen.
La Svizzera può godere anche di opportunità scaturite dalla Brexit. Il Regno Unito (UK) ha ottenuto dalla UE concessioni degne di nota:
- Nessun recepimento automatico
- Nessuna verifica materiale delle controversie da parte della CGUE, ma da un tribunale arbitrale indipendente
- Nessuna clausola ghigliottina per la sospensione o persino la risoluzione di contratt
- Tali concessioni sintetizzano perfettamente le questioni relative alla sovranità che il Consiglio federale fin qui ha sempre tentato di aggirare. È dunque evidente che: la fermezza paga, ed esistono sistemi per gestire il rapporto con la UE senza rinunciare alla sovranità dello Stato. Certo, non è possibile paragonare esattamente la situazione della UK e della Svizzera. Infatti, la UK esce dal mercato unico e ora, per la prima volta, possiede un accordo di libero scambio con la UE. La Svizzera gode di questo stato dall’accordo di libero scambio del 1972; inoltre, da allora abbiamo intensificato i rapporti con la UE con i bilaterali I e II. In tal modo, in alcuni comparti possiamo accedere con determinate facilitazioni al mercato interno senza però farne parte. Con queste fondamenta commerciali, gli accordi bilaterali I e II e l’accordo di libero scambio del 1972, disponiamo di un pacchetto su misura di trattati.
L’accordo istituzionale lascia aperte questioni essenziali. In primo luogo, l’accordo ci impone di recepire il diritto nei trattati sottordinati. Però a oggi non ci è dato sapere cosa prevederà il diritto UE in futuro. In secondo luogo, il perimetro che si profilerà non è chiaro. Attualmente l’accordo istituzionale si applica a cinque trattati. Ma la UE farà pressioni affinché vengano negoziati ulteriori trattati da subordinare all’accordo istituzionale. Il terzo aspetto è costituito dalle conseguenze assolutamente nebulose per la nostra autonomia in ambito di politica economica estera., nel caso in cui L’UE voglia sottometterci alle regole del proprio mercato interno. In caso di controversie, e arriviamo al quarto punto, occorre mettere in conto lunghe procedure arbitrali. Un contratto che lascia in sospeso così tante questioni non può essere sottoscritto.
